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      Quest’istessi fenomeni però, mentre illanguidivano e sparivano affatto se la rana non era di fresco preparata, in tutta la loro primitiva energia andavano ricomparendo allorchè l’arco si costituiva da metalli fra loro differenti.
      Fatti così nuovi e sì lontani da ciò che aveva l’elettricità fino allora presentato all’osservazione dei Fisici, sembravano dare ampie speranze che ben tosto schiariti si sarebbero i fenomeni fisiologici, nè accolti esser potevano generalmente se non con trasporto, e curiosità. L’esperienze del Galvani divennero infatti l’occupazione dei filosofi di Europa: già si tentava d’indovinare per mezzo di esse quali fossero gli agenti Fisici che pongono i corpi esterni in comunicazione collo spirito; già l’elettricità sostituita in vece de’ fluidi fino allora supposti in circolazione per i nervi, onde trasmettere le sensazioni, sembrava atta a darci una più congrua spiegazione della rapidità delle percezioni, e quasi si credeva giunto il momento di vedere sciolto questo problema giustamente riguardato come insolubile. E di tanto v’era forse da lusingarsi, se il complesso degl’indicati fenomeni stato fosse consentaneo all’ipotesi dei Galvani, ma le lusinghe concepite sopra un sistema così seducente sparvero davanti al severo linguaggio di sperimenti meglio variati, e connessi per le loro intrinseche relazioni, allorchè il Volta imprese ad esaminare quegli del Galvani, e le conseguenze che n’erano state dedotte. Tutte quelle sperienze infatti, per quanto in apparenza variate, se bene si osservino, a nient’altro si riducono, che a porre in comunicazione un nervo ed un muscolo armati di metalli simili o differenti, per i quali sperimenti suppose sempre essenziale il contatto mediato o immediato fral muscolo, ed il nervo, come fralle due superfici esterna ed interna della boccia di Leida, che Egli avea presa come interprete di ciò che accader vedeva nelle rane.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Secondo - parte prima
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 193

   





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