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      Fatto dunque un arco di un grosso filo di ferro crudo ed elastico, provava se intingendo i suoi due capi ne’ due bicchieri d’acqua, in cui pescava una rana puntualmente e di fresco preparata, cioè colle gambe posteriori in uno, col dorso o colla spina vertebrale (se questa sola era rimasta) nell’altro, mi riuscisse di farla convellere e saltare; e sulle prime per lo più mi riusciva infatti, cioè per due, tre, quattro volte; a capo però di qualche minuto non più; e debbo dire anche che procuratimi diversi archi di ferro, ne incontrai più d’uno, che non facea niente neppur da principio. Lo stesso mi avvenne con alcuni archi d’argento, e con alcuni d’ottone, che trovai inefficaci ad ogni prova. V’è dunque tutta la ragione di credere, che questi inetti riuscissero, giusto per essere in ambe l’estremità perfettamente eguali di tempera, e in tutto; e perciò equipollenti: il che non era degli altri; siccome cosa che difficilmente e rare volte accader dee, che incontrisi cioè un eguaglianza veramente e di tutto punto compita. Or dunque trovato, con saggiarne molti, uno di tali archi di ferro, che non facesse nulla neppur da principio, ed altre volte aspettato che fosse indebolita la rana, e resa non più eccitabile da uno di quegli altri valevoli sulle prime a commoverla (il che succede ben presto), tuffava nell’acqua bollente un capo di tal arco per qualche mezzo minuto, indi trattolo fuori, e senza darli tempo di raffreddarsi, ritornava all’esperienza sopra i due bicchieri d’acqua fresca: ed ecco che la rana a bagno si convelleva; e ciò anche due, tre, quattro volte, ripetendo la prova; finchè raffreddata per tali immersioni più o men durevoli e ripetute, o per una più lunga esposizione all’aria, l’estremità del ferro intinta già nell’acqua calda, ritornava codesto arco inetto del tutto ad eccitare le convulsioni dell’animale.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Secondo - parte prima
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 193