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      Lo pregano di accettare qualche danaro, ei lo prende, e vuol farne l’obbligo; non se ne vuol saper nulla, e si mettono a tavola.
      — Non amate voi teneramente?...
      — Tenerissimamente io amo, diss’egli, la signora Cunegonda.
      — Eh no, replicò un di loro, si chiede se voi amate teneramente il re de’ Bulgari.
      — Niente affatto, diss’egli, perchè non l’ho mal veduto.
      — Come? questo e il più amabile di tutti i re, e s’ha da bere alla sua salute.
      — Oh volentierissimo, signori miei; e beve.
      — Tanto basta, gli dicono, eccovi l’appoggio, il sostegno, il difensore, e l’eroe dei Bulgari; ecco fatta la vostra fortuna, ecco stabilita la vostra gloria.
      Immediatamente gli si mettono i ferri ai piedi, e lo si conduce al reggimento.
      Si fa voltare a dritta e a sinistra, levar la bacchetta, rimetter la bacchetta, impostarsi tirare, raddoppiar le file, e gli si regalano trenta bastonate; il giorno dopo fa un po’ meno male l’esercizio, e non ne riceve che venti: l’altro giorno non ne ha che dieci, ed è da’ suoi camerati riguardato come un prodigio.
      Candido stupefatto non sapeva raccapezzare ancor bene, come egli fosse un eroe: s’avvisò in una bella giornata di primavera d’andarsene a passeggiare, marciando di fronte, piè innanzi piè, credendo essere un privilegio della specie umana, come della specie animale, il servirsi delle sue gambe a sua voglia. Non aveva fatto due leghe, che eccoti quattro eroi di sei piedi lo raggiungono, lo legano, e lo conducono in una prigione. Gli si domanda giuridicamente se avea più gusto di passare trentasei volte per le bacchette da tutto il reggimento, o di ricever tutt’a un tratto dodici palle di piombo nel cervello.


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Candido o L'ottimismo satirico
di Voltaire (François Marie Arouet
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 151

   





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