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      In sua mancanza consultiamo la vecchia.
      Questa era molto prudente, e mentre cominciava a dire il suo parere, eccoti che s’apre un’altra porticina. Era un’ora dopo mezzanotte, ed era il principio della domenica, giorno assegnato a monsignor inquisitore. Entra egli, e vede il frustato Candido colla spada in mano, un cadavere steso per terra, Cunegonda smarrita, e la vecchia a dar consiglio.
      Ecco quel che in tal momento si presentò allo spirito di Candido, e come ei ragionò: “se questo sant’uomo grida soccorso mi farà bruciare infallibilmente e potria far l’istesso di Cunegonda. Ei mi ha fatto frustare senza pietà, egli è mio rivale, io ho già preso il verso a ammazzare, e non v’è da esitare un momento.” Questo ragionamento fu semplice e corto, e senza dar tempo all’Inquisitore di rivenire dalla sua sorpresa, lo passa da parte a parte, e lo distende accanto all’ebreo. — Eccoti la seconda di cambio, grida Cunegonda, non c’è più remissione; noi siamo scomunicati, è venuta per noi l’ultim’ora. Come avete potuto fare voi, che siete nato così pacifico, ad ammazzare in due minuti di tempo un prelato ed un ebreo? — Ah, bella Cunegonda, rispose Candido, quando uno è innamorato, geloso e frustato dal SantUffizio, esce fuori di sè.
      La vecchia prese allor la parola: “Vi sono, diss’ella, tre cavalli d’Andalusia nella stalla, con tutto il lor fornimento; Candido li metta all’ordine, madama ha delle doppie e delle gioje; montiamo addirittura a cavallo, bench’io non possa star che sopra una parte sola, e andiamocene a Cadice; fa il più bel tempo del mondo, ed è proprio un piacere il viaggiar col fresco della notte.


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Candido o L'ottimismo satirico
di Voltaire (François Marie Arouet
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 151

   





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