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      Era egli un bel giovanotto, pienotto di viso, di carnagion bianca e colorita, colle ciglia rilevate, l’occhio vivo, l’orecchie rosse, le labbra vermiglie, e l’aria fiera, ma di una fierezza non da spagnuolo e non da gesuita. Furono a Candido e a Cacambo rendute le armi lor prese, come ancora i due cavalli d’Andalusia. Cacambo gli mise a mangiar dell’avena vicino al pergolato, avendo sempre l’occhio addosso a loro per paura di qualche sorpresa.
      Candido baciò il lembo della veste al comandante, e quindi si misero a tavola. — Voi siete dunque tedesco, gli disse in quella lingua medesima il gesuita. — Reverendo padre, sì, disse Candido, e l’uno e l’altro in ciò dire si guardavano con estremo stupore e con un’emozione che trattener non. potevano. — E di che paese di Germania siete voi? disse il gesuita. — Della sudicia provincia di Vesfalia. disse Candido; io son nato nel castello di Thunder-ten-tronckh. — Oh cielo! è egli possibile! esclamò il comandante. — Che miracolo! esclamò Candido. — Sareste voi, disse il comandante. Eh eh non può essere disse Candido...
      Si lasciano entrambi cadere a traverso, s’abbracciano e versano un fiume di lacrime. — Come? Sareste voi, padre reverendo, il fratello della bella Cunegonda, voi che foste ucciso da’ Bulgari! voi il figlio del signor barone! Voi gesuita nel Paraguai! Bisogna confessare che questo mondo è una strana cosa. O Pangloss, Pangloss, qual piacere sarebbe ora il nostro se non foste stato impiccato.
      Il comandante fece ritirare gli schiavi negri, e i paraguaini che servivano a tavola recando da bere in gotti di cristallo di rocca; ringraziò Dio e sant’Ignazio mille volte, si stringeva Candido fra le braccia, e il lor viso era bagnato di lacrime.


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Candido o L'ottimismo satirico
di Voltaire (François Marie Arouet
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 151

   





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