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      — Maestro Pangloss mi ha sempre detto che gli uomini son tutti eguali, e sicuramente la sposerò. — Lo vedremo, pezzo di birbante, disse il gesuita baron di Thunder-ten-tronckh, e in queste dire gli diè una gran piattonata sul viso.
      Candido pose immediatamente mano alla spada e l’immerse fino all’elsa nel corpo del baron gesuita; ma nel ritirarla tutta fumante si mise a piangere; “ahimè! dicendo, che io ho ucciso il mio vecchio padrone, il mio amico, il cognato, io sono il miglior uomo del mondo, e intanto ho ammazzato già tre persone, e fra queste due sacerdoti.”
      Cacambo che faceva la sentinella alla porta del gabinetto accorse, e: — Non ci resta; gli disse il padrone, che a vender cara la nostra vita; entreranno senza dubbio nel gabinetto, bisogna morir coll’armi alla mano.
      Cacambo che si era trovato in altri imbrogli non si si smarrì punto, prese egli la toga da gesuita che portava il barone, la mise addosso a Candido, gli diede il berrettino del morto, e lo fece montare a cavallo; tutto questo fu fatto in un batter d’occhio.
      “Galoppiamo, padrone, sarete da tutti preso per un gesuita, che va a dar degli ordini, e si saran passate le frontiere prima che vi possan dar dietro.”
      Nel dir queste parole volava via gridando in spagnuolo: — Largo, largo, al reverendo padre colonnello.
     
     
      CAPITOLO XVI.
     
      Quel che avvenne a’ due viaggiatori con le due femmine, due scimmie, e gli uomini selvaggi chiamati Orecchioni.
     
      Candido e il suo servo si trovarono al di là degli steccati, che nel campo non si sapeva ancora la morte del gesuita tedesco.


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Candido o L'ottimismo satirico
di Voltaire (François Marie Arouet
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 151

   





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