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      Candido abbracciò cento volte il barone e Pangloss. — E come non vi ho io ammazzato mio caro barone? e come, mio caro Pangloss siete restato in vita dopo d’avervi veduto impiccare? e perchè siete tutti e due in galera in Turchia? — È vero che mia sorella sia in questo paese? diceva il barone. — Sì, rispose Cacambo. — Io rivedo dunque il mio caro Candido, gridava Pangloss.
      Candido presentò loro Martino e Cacambo; tutti si abbracciarono, e parlavan tutti a una volta; la galera volava ed eran già nel porto. Si fece venire un ebreo a cui Candido vendè per cinquantamila zecchini un diamante del valor di centomila, perchè l’ebreo giurò per Abramo che non potea pagarlo di più. Candido pagò incontanente il riscatto del barone o di Pangloss. Questi gettossi ai piedi del suo liberatore e lo bagnò di lacrime; l’altro lo ringraziò con un segno di testa, e promise di rendergli il danaro alla prima occasione.
      — Ma è possibile, diceva questi, che mia sorella sia in Turchia? — Niente di più possibile, riprese Cacambo, giacchè ella lava i piatti in casa di un principe di Transilvania.
      Si fecero immediatamente venir due ebrei; Candido vendè nuovamente alcuni diamanti, e tutti si rimbarcarono in un’altra galera per andare a liberare Cunegonda.
     
     
      CAPITOLO XXVII.
     
      Ciò che accade a Candido, a Cunegonda, a Pangloss, a Martino, ecc.
     
      — Perdono, per questa volta, dice Candido al barone, perdono, mio reverendo padre, di avervi dato una stoccata traverso il corpo. — Non ne parliamo più, risponde il barone: io fui un po’ troppo vivo, lo confesso ma giacchè volete sapere per quale avventura mi avete veduto in galera, vi dirò, che dopo d’essere stato guarito della mia ferita dal padre speziale del collegio, fui attaccato e preso da un partito spagnuolo, e fui messo in prigione a Buenos-Aires nel tempo che mia sorella ne partiva.


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Candido o L'ottimismo satirico
di Voltaire (François Marie Arouet
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 151

   





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