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      — O Candido, dicea Pangloss, perchè avete lasciato di coltivare il vostro giardino? Non mangiavamo noi de’ cedrati canditi, e de’ pistacchi? Perchè vi siete annojato della vostra felicità? Perchè tutto è necessario nel migliore de’ mondi; bisognava che voi soffriste le nerbate in presenza del re di Persia, che aveste la gamba tagliata, per rendere felice il Chusistan, per provare l’ingratitudine degli uomini, e per attirar sul capo di qualche scellerato i castighi che aveva meritati.
      Così discorrendo arrivarono al loro antico soggiorno. Il primo oggetto che si offrì a’ loro occhi fu Martino in abito da schiavo. — Qual metamorfosi è questa? disse Candido, dopo di averlo teneramente abbracciato. — Ah, rispose singhiozzando, voi non avete più casa; un altro si è incaricato di far coltivare il vostro giardino; ei mangia i vostri cedri canditi, i vostri pistacchi, e mi tratta da negro. — Chi è quest’altro? domandò Candido. — Egli è, disse Martino, il general di marina, l’uomo il meno umano di tutti gli uomini. Il sultano volendo ricompensare i di lui servigi senza che gliene costasse cosa alcuna, ha confiscato tutti i vostri beni, sotto pretesto che voi siete passato fra i suoi nemici e ci ha condannati alla schiavitù. Fate a mio modo, Candido, soggiunse, continuate il vostro viaggio: io ve l’ho sempre detto, tutto è per il peggio, la somma de’ mali eccede troppo la somma de’ beni: partite, e non dispero che diventiate manicheo, seppur già non lo siete.
      Pangloss voleva cominciare un argomento in forma, ma Candido l’interruppe per dimandargli nuove di Cunegonda, della vecchia e di Cacambo.


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Candido o L'ottimismo satirico
di Voltaire (François Marie Arouet
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 151

   





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