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      La differenza che corre tra lo spirito e le monadi naturali è stata posta dal Leibnitz nel diverso grado di sviluppo che ha in ciascuna di esse lo schema rappresentativo dell'Universo. Ma sebbene Leibnitz entri più profondamente nella distinzione che separa lo spirito dalla natura, nondimeno non possiamo ritenere per esatta quella distinzione, la quale infine si riduce ad un grado più o ad un grado meno. Ora la differenza che passa tra lo spirito e la natura non può essere puramente quantitativa.
      Più di tutti rasentò il vero Cartesio quando disse che l'essenza della mente consiste nel pensiero, mentre quella della materia consiste nell'estensione. Se non che il pensiero non può essere soltanto un attributo essenziale, com'è nella definizione cartesiana, perchè in tal modo esso apparirebbe come un'appartenenza della sostanza, e per ciò come qualche cosa che fosse dipendente da lei. Il dire che lo spirito è una sostanza pensante, come dice Cartesio, ovvero il dire che è una monade fornita di coscienza chiara e distinta, come dice Leibnitz, implica che al di là del pensiero e al disopra di esso vi sia la sostanza e la forza. Tutto al contrario di ciò, la sostanza e la forza non sono altro che due categorie del pensiero, due momenti compresi in quest'assoluta ed universale unità.
      Le definizioni enumerate finora che fanno consistere l'essenza dello spirito nella semplicità o nella forza, sono dunque imperfette, e non esprimono l'esatto contenuto dello spirito medesimo. Lo spirito è il pensiero, tutto quanto il pensiero, non uno o un altro frammento di lui; e finalmente esso è il pensiero nella concreta e propria sua forma.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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