Pagina (25/130)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Dopo la teoria di Platone, più o meno felicemente imitata nei tempi posteriori, non se ne conta nessun'altra originale che quella di Kant. La dottrina kantiana sul bello è mirabilmente legata col resto del suo sistema, di maniera che non si può comprendere bene se si ignorano i principî speculativi da cui egli parte. Kant trattò del bello nella Critica del giudizio, la quale seguì alla Critica della ragion pura ed a quella della ragion pratica. Noi richiamiamo in memoria alcuni punti indispensabili della sua filosofia speculativa per rendere più piana la spiegazione del bello.
      Kant avendo ammesso nella critica della ragion pura l'intuizione sensibile come materia del conoscere, e le categorie come sua forma ed unità, convenientemente a questi principî ha di poi nella Critica del giudizio concepita la nozione della bellezza. Come il giudizio conoscitivo risulta dalla intuizione e dalla categoria, così il giudizio estetico risulta da una rappresentazione, e da una unità posta liberamente dalla immaginazione medesima. Cosicchè nel giudizio conoscitivo la varietà e l'unità sono date egualmente allo spirito; la varietà è data dalla intuizione sensibile e l'unità è data dall'intelletto: nel giudizio estetico invece la varietà è data dalla stessa rappresentazione sensibile, ma l'unità non è data più, ma è posta dall'immaginazione. Nel giudizio conoscitivo dunque tutto è dato necessariamente; nel giudizio estetico v'è un elemento nuovo posto liberamente dalla fantasia; e questo elemento nuovo è l'unità dove si raduna la varietà sensibile.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





Platone Kant Critica Critica Critica