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      Noi considereremo dunque una religione rivelata da una parte come naturale, da un'altra parte come insegnata, e noi potremo discernere ciò che deriva dall'una o dall'altra sorgente.»8
      Noi riteniamo questa dottrina di Kant come la teoria più razionale e più perfetta che si sia data in fatto di religione, almeno per quello che riguarda la relazione tra l'elemento interno e l'elemento tradizionale. Noi però ce ne discostiamo in due cose, prima in ciò che riguarda il contenuto dell'ideale religioso, poi in quello che si riferisce all'impossibilità della sua adeguata realizzazione.
      L'ideale religioso è l'assoluto in quanto si presenta come una coscienza infinita superiore alla nostra, e dove la nostra deve trovare la sua conciliazione. Ora il contrasto che presenta la nostra coscienza non è soltanto conflitto morale tra il piacere ed il dovere, tra gli appetiti e l'imperativo categorico o la legge morale; ma bensì è anche contrasto di soggetto e di oggetto, di pensiero e di cosa pensata, d'ideale e di reale, di finito e d'infinito. Ed ogni contrasto richiede una soluzione, e perciò tutte le antitesi contenute nella coscenza richieggono di essere armonizzate. L'assoluto ci si presenta come l'accordo di tutti i contrasti e benchè rivestisse differenti forme per produrre questa armonia coll'arte, colla religione e colla scienza, nulladimeno in tutte queste forme egli è sempre l'unità e la conciliazione suprema. Ristretto ad essere soltanto l'ideale della virtù nella forma religiosa, egli lascerebbe inesplicate tante altre difficoltà, ed irreconciliate tante altre antitesi.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





Kant