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      Ed è dovere perchè l'azione si converte colla legge, e si può adottare come massima, secondo la quale noi possiamo operare in tutti i tempi, in tutti i luoghi. La libertà la quale opera in tal modo, opera secondo la sua nozione; e tale azione è egualmente libera e necessaria; libera perchè prodotta dalla libertà, necessaria perchè è secondo la nozione della libertà. La sintesi della libertà e della necessità costituisce il dovere.
      Ma affinchè si deduca il dovere nelle sue speciali esplicazioni, è mestieri sapere quale sia la nozione della libertà. Questa nozione non è determinata da Kant, avendo egli considerata la libertà come una pura forma, come una vuota identità nella quale per ciò non può cadere la contraddizione. Nè basta ciò che egli ha soggiunto, essere l'imperativo categorico l'universalità dell'azione medesima che si fa, perchè in questo caso si presuppone già l'azione. Spiego più chiaramente questa difficoltà. Il furto, per esempio, non è un'azione morale; perchè adottandosi come massima del volere in tutti i tempi, in tutti i luoghi, si distruggerebbe la proprietà; e niuno la vorrebbe vedere distrutta, neppure il ladro.
      Il furto dunque, secondo Kant, è immorale, perchè contradice alle altre azioni del ladro medesimo, le quali si fondano sul dritto di proprietà. Tutto questo è vero; ma chi non si accorge che per fare questo ragionamento bisogna ammettere che si dia il dritto di proprietà? Se la proprietà non ci fosse, la contradizione fra le azioni del ladro non avrebbe luogo.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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