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      Le pagine in cui Kant tratteggia l'ideale del dovere sono delle più eloquenti che si possano dare parlando di così austeri argomenti. Non so tenermi dal riferirne il cominciamento.
      «Dovere! parola grande e sublime, tu che non hai nulla di aggradevole nè di lusinghiero, e comandi la sommessione senza pertanto usare minaccie proprie ad eccitare l'avversione ed il terrore, affine di scuotere la volontà; ma che limitandoti a proporre una legge la quale s'insinua da sè stessa nell'anima e la sforza al rispetto, se non può sempre all'obbedienza, e dinanzi alla quale si tacciono tutte le inclinazioni, benchè sordamente cospirino contro di lei; quale origine è degna di te! Dove trovare la radice del tuo nobile germoglio, che respinge fieramente ogni alleanza colle inclinazioni, quella radice dove bisogna collocare la condizione indispensabile del valore che gli uomini possono dare a se stessi!»
      B. De Saint-Hilaire nella descrizione che Aristotile fa dell'uomo magnanimo crede raffigurare dipinto il carattere del greco filosofo: a me, leggendo queste parole di Kant, sul dovere ricorre nell'anima tutta intera la sua biografia, e sotto le dottrine del filosofo sento battere il cuore dell'uomo. A compiere la teorica del bene supremo secondo Kant ci rimane di esporre l'altro elemento che insieme colla virtù concorre a costituirlo. Questo elemento è la felicità.
      L'uomo è autonomo, considerato come ragione pratica e libertà; egli è eteronomo considerato come essere sensibile e sottoposto alle leggi della necessità naturale.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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