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      A nessuno ne parlai, e nessuno poteva saperlo.» Poche settimane dopo, la madre moriva, consolata dall'idea di raggiungere la figlia in un mondo migliore.(32) Emerge da questo fatto l'intenzione evidente di confortare una madre, dandole l'assicurazione che la figlia adorata, benchè pianta come morta, viveva ancora e l'attendeva.
      Un esempio dei due fatti caratteristici testè accennati e quello del reverendo Wambey, di Salisbury, il quale, passeggiando in campagna una sera di Domenica, andava componendo in mente una lettera di auguri per un amico che gli era carissimo. Di botto, udì una voce: «Come! scrivere ad un morto? scrivere ad un morto?» Non vedendosi nessuno intorno, pensò ad una allucinazione, e continuò nel suo lavoro di composizione, quando di nuovo udì la voce gridar più forte: «Come! scrivere ad un morto? scrivere ad un morto?» Capì allora quel che la voce volea dire, ma mandò la lettera lo stesso. N'ebbe come risposta, che l'amico era morto.
      È evidente che, in questo caso, nessuna persona viva poteva aver prodotto il fantasma parlante e il fenomeno auditivo che avea l'intento ben determinato d'imprimere nell'animo del soggetto l'idea che il suo amico, benchè privato della vita terrestre, era sempre vivo, mentre che la punta giocosa nelle parole pronunciate mirava a provare che la morte era tutt'altro che un triste evento per colui che l'avea sperimentata.
      Davanti a questi esempii di fantasmi apparsi con un fine determinato (esempii che si potrebbero moltiplicare all'infinito, attingendo negli Atti della Società di Ricerche psichiche), trovo assolutamente straordinaria la teoria suggerita dal Myers, secondo la quale i fantasmi dei morti son così vaghi, e così debole è la loro somiglianza, da far pensare che siano piuttosto sogni di uomini morti comunicati telepaticamente ai vivi!


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Esiste un'altra vita?
di Alfred Russel Wallace
Società editrice partenopea Napoli
1882 pagine 76

   





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