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      Così al cominciamento del secolo cantava il poeta dell'ideale, il poeta che più che altro mai intendeva la vera libertà, del cuore come dell'intelletto, del braccio come dello spirito. E più tardi, anzi pochi anni fa, la più soave musa dell'Inghilterra alzava la sua voce contro il paese nativo per la crudeltà sua o piuttosto pel suo obblìo dei bambini sulle strade di Londra.
      Lo Shelley e la Browning vissero lungamente in Italia e amavanoQuesto paradiso degli esuli
      in modo da far ingelosire i proprii compatriotti; non sospettando mai che nella patria del loro cuore vi fossero miserie e squallore e dolori insuperati anche nei tempi peggiori dell'Inghilterra.
      E gl'Inglesi tutti, cosa fieri ed orgogliosi di ogni cosa britannica, gl'Inglesi, che non si commuovono alle lodi straniere e ne sprezzano il biasimo, arrossirono e non seppero replicar sillaba, quando alle loro proteste contro la schiavitù politica, in cui furono tenuti gl'Italiani d'allora, qualcheduno degli oppressori rispondeva: «E che libertà hanno le vostre plebi? la libertà di morir di fame!»
      Se non che nessuno straniero immagina per un momento quali abissi di miserie e di degradazione esistano in Italia, in questo «giardino d' Europa,» ove, secondo il detto comune, si gratta la terra e si semina, e pensano l'aria ed il sole a provvedere cibo per tutti, ove, come disse il Byron, «i campi d'oro perenne, solcati soltanto dai raggi del sole, basterebbero» per il granaio del mondo:
     
      Thou, Italy! whese ever golden fieldsPlough'd by the sun beams solely, would suffice


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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