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      Far the world's granary.
     
      Dobbiamo credere che gl'Italiani stessi ignorino in gran parte le condizioni di una larga porzione della propria famiglia.
      Per quasi un secolo, la passione politica assorbì le anime e le menti più elette: creare una patria, cacciare lo straniero. E riescì loro fatto, a cagione dell'indole generosa e coraggiosa del popolo, che senza discutere o patteggiare, correva sulle barricate e versava il proprio sangue in ogni campo di battaglia; lieto, se sopravvissuto, di vedere decorato il suo capitano, di sentire lodata la compagnia, alla quale apparteneva, non sperando nè sognando compenso personale.
      Or la patria è creata, le mèssi sono raccolte e divise. Al popolo toccarono nuove tasse, prezzi accresciuti delle cose di prima necessità della vita, qualche scuola per chi ha scarpe e abbastanza decenti per frequentarla. Nient'altro. Dacchè nulla esso per sè sperava, il disinganno non venne per sopraggiunta alle sofferenze. Ignaro de' suoi diritti, avvezzo all'ingiustizia, o accetta con rassegnazione il duro destino, o dovendo subire qualche nuova vessazione, come quando, per esempio, il mugnaio scema troppo il sacco di granturco, guadagnato con tanta fatica, o gli si vende il deschetto se ciabattino, ovvero si mettono all'asta i cenci di casa, dice soltanto con patetica ironia: «Si stava meglio quando si stava peggio!»
      Ma questa più che cristiana pazienza non può durare a lungo. Le idee del diritto dei cittadini s'infiltrano nelle moltitudini a poco a poco; le scuole stesse le insegnano; e se chi «sta in alto,» o in suso come dicono i Veneziani, non pensa e non provvede, provvederanno più tardi quelli che non regolano l'azione col pensiero.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





Italiani Veneziani