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      Deve dunque scusarmi se non sarò breve.
      »Quando io pubblicai le Lettere Meridionali, si sollevò una viva polemica, e ricevei giornali che mi lodavano e giornali che mi biasimavano in gran numero. Si disse, fra le altre cose, che io non conoscevo Napoli, perchè da molti anni ne ero lontano, e che descrivevo cose non vedute o vedute solo da molto tempo, ignorando che tutto era mutato. Si disse che non conoscevo la grande miseria di Londra, peggiore assai di quella di Napoli, ec., ec. Io che a Londra ero stato, e negli ultimi anni avevo molte e molte volte riveduto Napoli, presi nonostante nota di tutte le critiche, per potere a tempo opportuno, con nuovi fatti, tornare sull' argomento. Forse questo tempo verrà. Per ora mi limito solo a rispondere alla sua domanda; ma non posso resistere al bisogno di raccontare una cosa, che può sembrare estranea ad essa.
      »S'era, fra le altre cose, detto che avevo molto esagerato la misera condizione, in cui si trovano i fondaci. Tutto era mutato in meglio. Non si riconoscevano più! Io avevo fatto una descrizione da romanzo!
      »Per caso, solo qualche mese dopo pubblicate le Lettere Meridionali, dovetti tornare a Napoli. Mi recai a visitare i fondaci, e nel primo giorno ne vidi tre a Porto. Andavo con due amici, i cui nomi potrei indicarle se volesse essere accompagnata colà.
      »Ella sa come questi fondaci siano generalmente formati d'una corte, da cui per una scala si sale a diversi terrazzini o balconi, che girano intorno alle quattro mura, e dànno adito a molte camere, che sono per lo più senza finestre, e ricevono luce dall'unica porta che si apre sul terrazzino.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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