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      Questa lettera ha saldate le mie convinzioni; cioè che in nessun paese d'Italia e d'oltralpe la miseria umana giunga al grado assoluto di quella di Napoli, e che, giunta a quel grado, il peso di un sol grano di sabbia di più significhi la morte. Accettai dunque l'offerta del proprietario del Pungolo di descrivere le mie impressioni nel suo giornale; e devo dire che egli mi diede ampia libertà, non esimendosi da pubblicare varie mie cose, le quali di certo non dovevano saper di dolce ai suoi lettori.
      Essendo ogni articolo separato e compiuto in sè, trattai prima quegli argomenti, per cui avevo più pronto il materiale. Ora riproducendoli, seguirò piuttosto l'idea che m'informava nelle gite: ed era, da una parte, di conoscere la miseria genuina; dall'altra, gli sforzi delle presenti e delle passate generazioni per alleviarla e diminuirla.
      La cortesia della signora Scwhabe aveva messo a mia disposizione un appartamento nell'ex-Collegio medico, ove essa ha stabilito lo stupendo Giardino d'Infanzia, di cui più tardi parleremo. Nelle Lettere Meridionali, una delle pagine che mi occupò di maggior pensiero fu la descrizione delle grotte delle Spagare. Il lettore si ricorderà che l'autore descrive queste grotte, ove vivevano o morivano venti o trenta famiglie, e da dove la Scwhabe ha sottratto a morte certa una madre con cinque bimbi, affamati, nudi, orridi d'insetti schifosi. E questa madre doveva, la notte, vegliare costantemente, perchè i topi non cibassero la carne delle sue creature.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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