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      Non dimostrava quattordici anni.
      La fermai e le parlai. Mi disse che cominciò a undici anni ad esercitare il mestiere, ch'era malata, e veniva di propria volontà ad esservi curata, non avendo ancora l'età che autorizza la Polizia a spingervela. Io le domandai se fosse orfana, e risposemi di no, soggiungendo che sua madre le fece patire la fame. Domandai da capo se, potendo trovare lavoro non troppo faticoso, avrebbe abbandonato il mestiere. «Vi pare! - rispose: - fra tre mesi avrò il libretto.» Questa risposta mi fece inorridire più di qualunque altra intesa da quelle disgraziate. E ci volevano le ripetute gite nei fondaci, nei bassi e nei sotterranei per non risguardare quella ragazza come un essere anormale; ma ripensando ai covili, ove tutta una famiglia dorme nello stesso letto, e varie famiglie nella stessa stanza, mi persuasi che ella non aveva perso il senso morale, ma che non aveva mai potuto conoscerlo vivendo in un ambiente, ove, come abbiamo detto altrove, la prostituzione è un mestiere come un altro; mestiere unico per non morire d'inedia. Le ragazze, sedotte per la prima volta, ignare tuttavia del male o del bene, si dànno naturalmente a quel commercio, che procura loro cibo e comparativo agio.
      Fino a sedici anni la Polizia non può intromettersi, non può registrare una ragazza; sicchè elleno vivono a casa o nelle strade, d'onde le sfrenate oscenità che ad ogni passo s'incontrano. Nè solamente queste fanno spettacolo pubblico di vizio, ma le poverissime, che si vendono per un grano o due, dormono sul lastrico o negli alloggiamenti.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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