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      CAPITOLO SECONDO.
      Il Reale Albergo dei Poveri.
     
      Abbiamo visitato questo Stabilimento, varie volte, e possiamo ringraziare tutti gli ufficiali e amministratori per la cortesia, mercè la quale col mostrarci tutto, col rispondere ai nostri quesiti, col fornirci i documenti necessarii, ci misero in grado di giudicare dei suoi pregi e dei suoi difetti, come istituzione di beneficenza.
      Carlo III l'ha fondato col proponimento di riparare a «quei disordini che derivavano da tanti poveri che inondano la popolatissima città.» - Il Decreto riconosce il diritto dei vecchi, dei ciechi, degli storpi e degl'inabili alla fatica, ad essere soccorsi; ma nota che la maggior parte dei mendici, vagabondi e robusti si determina a professare la mendicità per menare espressamente vita oziosa e libertina, e che pupilli e orfani vanno assuefacendosi al mestiere di limosinare senza apprendere arte alcuna, e divengono facinorosi e perniciosissimi allo Stato.
      Fu dunque fondato l'Albergo per accogliere e mantenere i veramente miseri, ed insegnare ai sani arte o mestiere. - Durante il dominio francese amministravalo una Giunta nominata dal re Giuseppe; e l'arricchirono molti beni di monasteri soppressi. - Al tempo della Restaurazione, si commise l'errore capitale di unire all'Albergo dei Poveri, sotto la diretta e immediata dipendenza dello stesso, altri otto stabilimenti, ciascuno colla propria dote, con un unico bilancio.
      È però indubitabile che per molti anni l'Istituto rispondeva allo scopo della sua fondazione.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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