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      In una delle mie prime visite all'Albergo dei Poveri di Napoli provai grata meraviglia nella scuola femminile delle Sordo-mute, tenuta da una Suora di Carità che vi venne espressamente da Pisa. Le quindici o venti disgraziate ivi raccolte mi fecero impressione, per lo stato di salute assai più florido di quello delle altre ragazze rinchiuse. Il vitto, affatto insufficiente in generale, è, per queste, abbondante e nutritivo. Tutte le ragazze nate sordo-mute parlano ed intendono quanto voi dite, con tale rapidità e sicurezza da sembrarvi impossibile che non vi odano.
      Non solamente risposero a tutte le domande della maestra sulla nascita, sui nomi del padre e della madre, sull'età, il numero e il nome dei sensi a loro mancanti; non solamente ci diedero una lezione compiuta di geografa, l'una correggendo l'altra del più piccolo errore; ma appena terminato l'esame, cominciarono ad interrogarmi: «Chi sei? Donde vieni?» e saputo il nome e la patria, scrissero il primo sulla lavagna, e cercarono la seconda sulla mappa. Mostrarono con grande soddisfazione i loro quaderni; scrittura bellissima; quesiti in aritmetica bene sciolti; tèmi uguali, se non superiori a quelli delle altre ragazze dell'istessa età. La smania di apprendere, la curiosità di tutto sapere, l'emulazione fra loro veramente singolare. «Chi è la più brava fra voi?» dimandai. «Io, io!» strillò una con una faccia molto intelligente, «io ho avuto la medaglia d'oro;» - «ed io d'argento,» un'altra fece; «ed io di bronzo,» una terza; «ed io la menzione onorevole,» una quarta.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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