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      E intanto l'Oblatismo, una delle maggiori piaghe, fiorisce invece di spegnersi.
      Nel 1865 le oblate erano 1446, e all'ultimo censimento sommavano a 1688. - Meno male se rinchiuse in una diecina di ritiri: invece, a dieci, a dodici, a venti, a cento, elleno occuparono i migliori luoghi di Napoli.
      Rimasi attonita udendo dall'egregio Delegato, addetto all'Uffizio di sanità, che per le donne determinate di ritirarsi dalla mala vita non vi ha penitenziarii: luoghi in cui la società, che rifiuta di riammetterle nel suo seno, le provveda almeno di mezzi per procacciarsi onestamente la vita, senza l'obbligo di farsi oblate, o sottoporsi a stenti e disagi, che fan troppo distacco dalla vita fin allora menata. Guardai il libro delle Opere pie della Provincia, e ne trovai undici destinate a questo scopo dai fondatori.
      Visitai uno Stabilimento, e vi trovai 120 oblate, suore, monache e pigionanti, con sole 20 orfane, e una scuola esterna; e avendo uno dei Governatori disapprovata una tale visita, mi valsi dell'ordine del cortese comm. Movizzo, che allora faceva le veci del Prefetto dimissionario, e accompagnata da un amico medico napoletano mi presentai alla porta di Sant'Antonio alla Vicaria, detto Sant'Antoniello, o Santa Maria succurre miseris.
      Lo scopo antico e odierno di tale istituto è di ricoverare, mantenere ed educare donne pericolanti, donne traviate e pentite della mala vita. Stando fuori della porta, si sente un assordante schiamazzo. Aperta la porta, qualche dozzina di oblate si presentano curiose e pettegole.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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