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      Per fermo, di tutti gl'Istituti di beneficenza, quelli dedicati agli ammalati poveri, infermi dì mente o di corpo, sono i più necessarii. L'Italia che non ha leggi, così dette, dei poveri, ha però, questo di superiore ad altri paesi, che concede assistenza medica a quanti non possono procurarsela per sè; ma a che servono i devoti servizii dei medici? E devoti lo sono per la maggior parte, e mal retribuiti, e faticosi, da giustificare il Fusinato nel dire
     
      Arte più misera,
      Arte più rottaNon c'è del medico
      Che va in còndotta.
     
      Ma a che serve, ripetiamo, tutta la loro abnegazione e devozione, quando gl'infermi non hanno letti, nei quali ricoverarsi, nè biancheria, nè assistenza, nè quiete, nè dieta adattata al loro stato, e spesso neppure medicine?
      Difficilmente un individuo, per quanto sia ozioso o vizioso, domanda senza estremo bisogno ingresso in un ospedale, cotanto suol regnarvi triste e melanconica l'atmosfera. È vero che abbiam letto che l'Ospedale-infermeria nella Colonia di New-South-Wales in un anno ricevette 1769 persone, ed è talmente attraente che ci va chi poteva farsi curare altrove, e che in tasca di varii individui ammessi dietro ordine del Segretario furon trovate rispettivamente 78, 170, 193, fin 215 sterline. Non c'è da temere che chi possiede altrettante lire, domandi ammissione all'Ospedale degl'Incurabili.
      Ma in confronto degli altri Istituti di beneficenza in Napoli, molti dei quali dannosi ed inutili, gl'Istituti ospitalieri non sono sufficienti per la popolazione.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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