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      A me pare che accettando come principio che tutti i legati di beneficenza furono dai legatarii destinati ad alleviare le sofferenze dell'umanità, mantenendo fermo questo scopo generale si rispetta benissimo la volontà dei testatori, senza prender nota dell'oggetto speciale, a cui tali intenzioni caritatevoli furon dirette.
      È stato detto e ridetto che Corpi morali non devono possedere beni stabili, perchè non possono amministrarli. Difatti, se fabbricati, gli architetti, gl'ingegneri per riparazioni e costruzioni consumano gran parte della rendita; se fondi, ora la gragnuola, ora la pioggia, ora l'arsura, serve di scusa ad infidi amministratori di mostrare le diminuzioni delle rendite. Nelle molte gite nei sotterranei di Napoli, se chiedevo il nome del proprietario della più lurida fra le luride abitazioni, ero sicura, in risposta alla mia domanda, di udire: l'Albergo dei Poveri, l'Ospedale degl'Incurabili, o qualche altro pio Istituto. E le mura sfasciate, e le scale pericolanti, ed i tetti che non proteggevano gl'inquilini dalle intemperie, non iscompagnavansi mai da pigioni esorbitanti, e queste dalla fiscalità nella esazione.
      Ma visto che la conversione delle proprietà immobili in rendita offre un vasto campo ai disonesti ed agli speculatori, il Municipio progressista e il Governo riparatore possono andar d'accordo sui modi più adatti per utilizzare ed economizzare ogni cosa posseduta; o cespite di rendita; e mentre si stanno combinando i modi, devesi studiare e concretare un progetto di legge per regolare il pauperismo in Italia in guisa da sollevare più efficacemente l'esistente miseria, ma con tutte quelle cautele insegnate dall'esperienza delle altre nazioni per impedire che la miseria prodotta da cause diverse, di cui molte transitorie, non si trasformi in un pauperismo cronico e crescente.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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