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      «Nella Provincia di Messina mancavano i bilanci di 298 Opere pie; 5128 avevano i conti arretrati, e 207 non avevano inventarii.
      «Non parliamo della dispersione e del consumo dei patrimonii: non dell'uso che si fa dei redditi anche da parte degli amministratori onesti, quando si tratta di istituzioni sedicenti caritative, come i Monti frumentari, i Monti per doti, i Monti di pietà: sono fatti e cifre spaventevoli.
      «E questi fatti e queste cifre le ricaviamo dalle Relazioni del Ministero dell'Interno, compilate sui dati, la cui insufficienza sarà giudicata quando si pensi che esso li riceve dai Prefetti, i quali non hanno altri elementi se non quelli delle Deputazioni provinciali, cui è affidata la tutela delle Opere pie, tutela che adempiono così bene, come si è veduto.
      «È chiaro: la Legge 3 agosto 1862 è una legge assurda: essa è fatta per perpetuare lo sperpero, il disordine, lo sviamento della beneficenza, e, diciamolo pure, per favorire la pubblica e privata immoralità. V'è dunque una gran riforma da compiere.
      «Ma come compierla? Con quali criterii? Con quale scopo?
      «Abbiamo dei progetti. Egregi cultori delle scienze economiche e amministrative, che si sono occupati con amore e con competenza delle Istituzioni di beneficenza, hanno pubblicato eccellenti lavori: e basterà citare quelli dell'egregio Scotti che ne scrisse lungamente e con amore, degli onorevoli avvocati A. S. De Kiriati, E. Salvagnini. Essi espongono sagaci considerazioni, e suggeriscono riforme utili.
      «Ma si tratta di ben altro.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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