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      Un solo suicidio. E le inchieste e indagini di parecchi mesi, per conoscere se patite sevizie avessero condotto lo sciagurato al fatale passo, dimostrano la sollecitudine del caduto Ministero per i galeotti; mentre lasciava commettere impunemente ogni sorta di abusi dagli Agenti delle tasse sui poveri, impotenti a pagarle; e mentre più di un impiegato si tolse la vita per le intollerabili soperchierie dei capi di servizio, senza che altrettali investigazioni fossero ordinate.
      Insomma reclusi e galeotti, imputati e condannati, stanno tanto bene nelle Case di pena e nei Bagni di Napoli, da scommettere, che se oggi si vuotassero carceri e galere obbligandone gli ospiti a menare un sol anno di vita del povero, ancora intemerato, o, come direbbe il Carlyle, un anno di vita di coloro che lottano per tenere il diavolo tentatore fuori di casa, tutti o quasi tutti commetterebbero qualche reato lieve o grave per tornare ai comodi, agli agi e al piacevole lavoro, così bene ricompensato, così gratamente alternato con le passeggiate, coi riposi e coll'istruzione e con ogni ben d'Iddio.
      Egli è evidente adunque che per l'amministrazione delle carceri si elessero le più probe e intelligenti e pazienti e benevole persone d'Italia, e che le carceri non fanno punto passar la voglia nei delinquenti di tornare ad abitarvi.
      Una volta condannato alle Case di correzione o di pena, o ai Bagni, l'individuo che fin allora aveva conosciuto solamente il pubblicano, l'ufficiale di leva e lo sbirro, principia ad accorgersi che ci sono anche le Autorità benevole e cortesi, le quali pensano e provvedono ai suoi bisogni materiali, alla sua istruzione, perfino all'anima sua!


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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