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      Io, già informata delle regole disciplinari delle Case di correzione e di pena, m'immaginava che i detenuti ivi chiamati a sì mite pena e a sì dolci ricompense avessero commesso «piccole mancanze» o almeno li credeva non macchiati di veri delitti.
      Fui veramente costernata nel leggere la lista dei reati nella stessa riga della pena annessa.
      C'era in una delle Case di pena di Napoli un vero mostro: ogni suo lineamento portava l'impronta dello scellerato.
      Convinto di stupro sopra una ragazzina di nove anni, che ne morì in conseguenza, fu condannato a soli dieci anni di reclusione! - Cinico, insubordinato, di pessimo esempio ai compagni, indarno e Cappellano e Direttore vuotarono tutto il serbatoio delle ammonizioni e delle persuasioni. Egli vanta il proprio delitto e sospira il giorno, in cui potrà tornare a commetterne un altro.
      Or bene, l'ho trovato in una cella nitidissima con superba vista di Napoli dalla finestra, con letto comodo, vitto intero!
      A proposito dell'ineguaglianza delle pene inflitte, c'è nello stesso carcere un giovane condannato per mancato omicidio. Un giornalista insultò suo padre; egli lo pregò di desistere; quegli insistette. Il figlio in un accesso di sdegno aggredì l'insultatore. Non lo uccise, e fu condannato a dodici anni; e il mostro stupratore a dieci!
      In altro camerone egregio con finestre al settentrione, vetri, impannate e tutto il necessario per l'arte della pittura, trovai un famigerato falsario, che col padre si esercitò in questa professione per parecchi anni, rovinando molte famiglie.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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