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      Il padre n'era già uscito, graziato.
      Ed io pensando alla penosa vita che conduce taluno dei più splendidi genii dell'arte in Napoli per provvedere alla fama propria e alla fame di numerosa prole, mi persuasi che il pittore falsario godendo ogni comodo di vitto, potendo ricevere anche clienti per farsi ritrattare, e mettere da parte danaro per l'avvenire, non avrà troppa fretta di abbandonare quel dolce fruttifero soggiorno.
      So bene che il fatto della perduta libertà costituisce da sè solo una grande punizione, ma i passati Governi almeno fecero sì che la paura di questa pesasse formidabilmente sull'anima dei detenuti.
      Fra le risposte ai quesiti del Comitato centrale internazionale trovo la seguente:
      I carcerati possono in virtù della loro buona condotta e del lavoro ottenere una diminuzione di pena? E secondo quali norme applicasi questa diminuzione?
      Il Regolamento generale per le Case di pena statuisce che quando il Consiglio di disciplina, legalmente convocato dal Direttore locale, riconosca esservi luogo ad invocare la grazia sovrana in favore di alcun carcerato, e formuli le sue proposte, esso Direttore debba inviare la deliberazione del Consiglio alla Direzione generale, e questa, riscontrate le proposte nei fogli di matricola, spedire il plico al Guardasigilli, a cui spetta di promuovere le sovrane disposizioni.
      Oltre alle condizioni, che tanto naturalmente limitano simili proposte a pro dei soli detenuti di esemplare condotta, il Regolamento vuole che il titolo di condanna del candidato alla grazia non sia di quelli indicanti profonda corruzione e perversità d'animo, ed abbia scontata già la metà della sua pena.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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