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      Direttore, guardie, compagni rimasero attoniti, perchè costui aveva tenuto un'esemplare condotta durante lunghi anni di prigionia; non aveva mai dato segno di alienazione mentale, nè sussisteva causa alcuna di contesa coll'infelice guardiano. Interrogato sul motivo del misfatto, costui rispose con freddezza: «Prima di entrare in carcere o di commettere delitto, ho saputo che cosa significhi miseria e fame. Ora mi condanneranno da capo.»
      Nelle Case di pena per tutta l'Italia abbiamo il 30 per cento di recidivi. In Napoli essi superano il 50. Nè è da meravigliarsene.
      Ci stanno così bene da voler tornarvi e da istigare i compagni di miseria nei fondaci e nei bassi a tentare qualche colpo grosso o piccolo, tanto da far la prova della differenza.
      PARTE QUARTA.
     
      ANCORA DEI RIMEDII.
     
      CAPITOLO PRIMO.
      Leggi europee.
     
      I medici di mali fisici, una volta fatta la diagnosi, ne cercano i rimedii nell'esperienza altrui e nei proprii studii su questa esperienza.
      Nè altrimenti devesi procedere per i mali morali e sociali. L'Italia finora non riconosce la necessità che o Stato o Provincia o Comune abbia il dovere di tutelare i poveri, e oggi si può dire che lo stato del povero in Italia è miserando al pari di qualunque altro al mondo, e che in alcuna parte della Penisola è pessimo.
      Dieci anni fa, l'Inghilterra certamente aveva questo doloroso vanto. Se non che la colpa non fu tanto delle leggi per i poveri o della mancanza di esse, quanto dell'esecuzione di queste leggi, abbandonate a mani irresponsabili e arbitrarie.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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