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      CAPITOLO SECONDO.
      Le Leggi europee. - Continuazione.
     
      La Relazione del signor Herries erroneamente attribuita nel libro inglese all'ambasciatore Sir A. Paget, e quella su Venezia di Giovan Battista Ruffini sul pauperismo italiano, sono piuttosto una storia delle Opere pie che una narrazione che ci aiuti a conoscere il numero dei poveri e il modo con cui questi vengono trattati; nč la si puņ criticare, perchč non esiste in Italia un'organizzazione che proporzioni le sovvenzioni alle necessitą, le offerte alle domande. Nessun paese al mondo possiede tanti Ospedali, Asili, Case di ricovero, Monti di pietą, Istituti detti Opere Pie; nč ha sģ cospicue rendite. Ma i veri poveri, gl'incapaci al lavoro, i vecchi, gl'infermi, non sono quelli che ne approfittano. Gli amministratori delle Opere pie seguono la dottrina evangelica:
      «A lui che ha, sarą dato. A lui che non ha, sarą tolto anche quello che ha.»
      Le Opere pie dividonsi in ventiquattro categorie, e nel 1861, esclusa la Venezia e Roma, sommavano a 20,123. Il patrimonio rappresentava la somma di 1,190,932,603 franchi! Di questa ingente somma si spendeva il 14 per cento per culto, stipendii e onorarii pagati a Ministri del culto, oltre al reddito delle Diocesi, delle Parrocchie, dei Canonicati, dei Conventi, dedicati unicamente a provvedere il pane delle anime del volgo, il pane del corpo dei soli eletti, i ministri di Dio.
      Il Veneto possiede 715 Opere pie, con un patrimonio di 93,252,608. Le Romagne 473, con un patrimonio di 63,938,079 franchi.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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