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      A Parigi i muratori la vinsero, eppure vi si accinsero in soli diciassette, deponendo ogni settimana un decimo dei guadagni in cassa comune. Alla fine dell'anno non ebbero per verità che 450 lire.
      Ma con questa somma assunsero lavori per loro conto, ed alla fine di otto anni il capitale sommò a lire 370,000.
      Quattordici fabbricatori di pianoforti, privandosi quasi delle necessità della vita, accumularono 1250 lire, e si son messi all'opera: un fornaio li provvide di pane per 350 lire, colla condizione che eglino gli dessero il primo pianoforte fatto. Ora negoziano per 200,000 lire. Per Napoli è inutile parlare dell'applicazione del sistema cooperativo all'agricoltura; ma in altre parti d'Italia sarebbe esso la vera ristaurazione della più disgraziata classe della popolazione.
      Il sistema cooperativo tornerebbe utilissimo nella fabbrica delle case per i poveri. E qui, volendo, i ricchi potrebbero assistere i poveri col prestito del primo danaro necessario per la compera del suolo e del materiale. Vicino a Clapham Junction c'è un pezzo di terra di 40 acri, ove son già costruite 370 case, e ove si ha in animo di costruirne altre 410. A lavoro finito, comparirà una piccola città di 7000 abitanti. C'è già una gran sala di lettura; ci sono scuole e un bel pezzo di terra riserbato a giardino pubblico. Gli operai edificano le case da sè, dietro però un disegno generale, con rigorosa osservanza delle leggi d'igiene, e si praticò un compiuto sistema di fognatura e di scolo.
      Ogni casa ha un piccolo giardino e ventilazione perfetta.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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