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      Gli atti volontarii hanno in comune cogl'impulsivi la proprietà di sorgere decisamente da un motivo o da un complesso di motivi agenti in in un solo senso, e fusi in una forza totale; ma se ne distinguono per ciò che in essi il motivo determinante si è elevato come predominante su di una quantità di motivi, che sussistono gli uni accanto agli altri, diversi e fra loro in antagonismo. Quando una lotta tra questi motivi antagonistici precede l'azione in modo distintamente percettibile, noi diciamo l'atto volontario con un termine speciale, atto di scelta, e il processo che a lui va prima un processo di scelta. Il fatto che un motivo si fa predominante su gli altri, che sono dati contemporaneamente con quello, può solo spiegarsi mediante la presupposizione di una lotta fra i motivi. Ma noi percepiamo questa lotta ora distintamente, ora indistintamente, ora per nulla affatto. Solo nel primo di questi casi noi parliamo di un vero atto di scelta; quindi la distinzione tra atti volontarii e atti di scelta sfugge affatto. Lo stato psichico dei soliti atti volontarii si avvicina però ancor più a quello degli atti impulsivi, mentre per gli atti di scelta se ne può riconoscere distintamente la differenza.
      7. Quel processo psichico, per cui, più o meno improvvisamente, si fa prevalente il motivo determinante, processo che immediatamente precede l'atto, noi diciamo negli atti liberi in generale la decisione (Entscheidung), negli atti di scelta specificamente la risoluzione (Entschliessung). La prima parola qui si riferisce solo alla distinzione del motivo predominante dagli altri, mentre la seconda parola per la connessione al verbo "chiudere" (Schliessen, indica che il processo viene considerato come un prodotto ultimo di più premesse.


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Compendio di psicologia
di Wilhelm Wundt
Editore Clausen Torino
1900 pagine 452

   





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