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      Al contrario nell'appercezione attiva ancora altri contenuti psichici coi loro effetti sentimentali si presentano continuamente all'attenzione durante lo stadio sentimentale di preparazione, e però alla fine l'atto appercettivo può sembrare un atto volontario e in molti casi anche un atto di scelta, cioè quando la lotta fra i diversi contenuti diventa essa stessa chiaramente cosciente. In questi ultimi casi già la vecchia psicologia aveva riconosciuta la presenza di un tale atto di scelta, perchè parlava di "attenzione volontaria". Ma anche qui, proprio come negli atti di volere esterni, la volontà fu fatta entrare in campo inconseguentemente, perchè si disconobbe il punto, onde solo poteva essere derivata. Infatti, non si volle ammettere che la così detta "attenzione involontaria" è soltanto una forma più semplice di un atto di volere interno; e poi si contrapposero "attenzione" e "volontà" proprio al modo della vecchia teoria delle facoltà, come potenze psichiche di natura diversa, che in certi casi si collegano e in certi altri si escludono. Invece ambedue evidentemente sono espressioni di concetti, che si riferiscono alla medesima classe di processi psichici, con questa sola differenza, che i processi di appercezione o di attenzione abbracciano fra i processi di volere quelli che a sè e per sè, in quanto non seguiti da ulteriori processi, si svolgono senza effetti esterni, solo come atti così detti interni.
      10. A questi atti interni di volere, che designiamo come processi d'attenzione, si annette ancora la formazione di un concetto estremamente importante per l'intero sviluppo psichico, concetto che senza dubbio si è compito nella forma logica solo mediante il sussidio della riflessione scientifica, ma che ha già in quegli stessi processi il suo sostrato reale.


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Compendio di psicologia
di Wilhelm Wundt
Editore Clausen Torino
1900 pagine 452