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      B). IL MITO.
     
      7. Coll'evoluzione del linguaggio è strettamente legata l'evoluzione del mito. Il pensiero mitologico, proprio come il linguaggio nel suo sorgere, si fonda su proprietà che, se non vanno mai interamente perdute dalla coscienza umana, sono però da influenze diverse ora modificate, ora limitate. Come funzione fondamentale, sulle diverse manifestazioni della quale si fondano le rappresentazioni mitologiche, si deve considerare una particolare specie di appercezioni spettante sopratutto alla coscienza primitiva, che può essere detta appercezione personificante. Per essa gli oggetti appercepiti sono determinati in tutto e per tutto dalla natura propria del soggetto conoscente. Questo non solo vede riprodotte negli oggetti le sue sensazioni, le sue emozioni e i suoi movimenti volontari, ma il suo stato d'animo di un dato momento può in ciascun caso esercitare una speciale influenza sul modo di concepire i fenomeni appresi e può svegliare particolari idee dei loro rapporti colla propria esistenza. Ed è appunto in questa concezione, che sta il processo per cui all'oggetto sono attribuite le proprietà, personali, che il soggetto trova in sè stesso. Tra queste proprietà non mancano mai quelle interiori del sentimento e dell'emozione ecc., mentre quelle esteriori del movimento volontario e di particolari estrinsecazioni di vita simili alle umane dipendono per lo più da movimenti realmente osservati. E però l'uomo selvaggio attribuisce alle pietre, alle piante, agli oggetti stessi fatti dalla mano dell'uomo, la facoltà di provare sensazioni e sentimenti e gli effetti che ne derivano, ma suole, invece supporre un diretto agire esterno solo negli oggetti che si presentano a lui in movimento, come le nubi, gli astri, i venti e simili.


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Compendio di psicologia
di Wilhelm Wundt
Editore Clausen Torino
1900 pagine 452

   





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