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      Se anche nella sua evoluzione non sono mai mancati tentativi di soddisfare, per quanto era possibile, alle esigenze di una spiegazione causale dei fatti psichici, tali tentativi sono però sempre sorti solo posteriormente; e non si può disconoscere che l'esperienza psicologica, indipendentemente da quei motivi metafisici ad essa estranei, non avrebbe mai condotto a un concetto dell'anima come sostanza, e che questo concetto ha senza dubbio reagito dannosamente, sulla concezione dell'esperienza. L'opinione, ad es., che tutti i contenuti psichici siano rappresentazioni e che le rappresentazioni siano oggetti più o meno stabili, a fatica si potrebbe intendere ove non fossero tali presupposizioni. Che questo concetto della sostanzialità sia realmente estraneo alla psicologia, lo dimostra anche il nesso stretto, in cui il concetto della sostanzialità dell'anima sta col concetto della sostanza materiale. Il primo o viene considerato affatto identico al secondo, oppure viene considerato come un concetto speciale, nel quale però i più generali caratteri formali riconducono a una determinata forma della materia, cioè all'atomo.
      5. Si possono quindi distinguere due aspetti del concetto della sostanzialità dell'anima, che corrispondono ai due indirizzi della psicologia metafisica distinti nel § 2 (pag. 5 e segg.); il materialistico, che considera i processi psichici come effetti della materia o di certe complessità materiali, quali le parti costituenti il cervello, e lo spiritualistico, che considera i processi psichici come stati o modificazioni di un'essenza inestesa, indivisibile, persistente, avente una specifica natura spirituale.


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Compendio di psicologia
di Wilhelm Wundt
Editore Clausen Torino
1900 pagine 452