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      Così lo descrive il Belli in una nota de' suoi Sonetti romaneschi.
      2. - A SSEMMOLÈLLA COR NASO.
      È un giuoco antichissimo, uso a farsi, anche dagli adulti, nella notte di Natale o nelle lunghe serate d'inverno.
      Tutti coloro che vi prendono parte, e possono essere molti, pagano la quota stabilita, un quatrinello (centesimo), un soldo, due, ecc. Colui il quale dirige il giuoco conta il danaro; ne fa tre, quattro, cinque parti, maggiori o minori, a piacimento; e senza farsi vedere dai giocatori, nasconde quelle piccole somme sotto a qualcuno de' parecchi mucchi di semolèlla o semola (crusca), già preparati sul tavolo attorno al quale si giuoca.
      I giuocatori, uno alla volta, secondo si è stabilito prima del giuoco, fiutando i diversi mucchi, devono indovinare sotto quale di essi si nasconde il danaro.
      A chi riesce d'indovinare va la somma nascosta sotto il mucchio scoperto.
      Il divertimento di questo giuoco sta nel vedere gli atteggiamenti di coloro i quali nell'annusare i mucchi ne aspirano la semmola sternutando maledettamente.
      Lo stesso giuoco, ora caduto affatto in disuso, si fa anche indicando semplicemente il mucchio sotto il quale si crede celato il danaro.
      3. - MARÓNCINO.
      È un giuoco che si fa da due o più ragazzi con un ciotoletto o altro pezzo di sasso rotondo detto maróne, tirandolo ad una certa distanza, e procurando di tirarvi vicini de' soldi.
      Prima si fa la cónta; e a colui al quale tocca il punto al conto, getta il ciololetto detto bóccia o maróne, e poi vi tira appresso il suo soldo.


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Usi costumi e pregiudizi del popolo di Roma
di Luigi Zanazzo
Società Tipografico Editrice Nazionale Torino
1908 pagine 297

   





Belli Sonetti Natale