Pagina (187/297)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Allora la mamma gli propone un indovinello; e se egli non riesce a spiegarlo, deve passare la cocca al vicino di destra, a cui la mamma ripropone il medesimo o altro indovinello e così di seguito. Ma se lo spiega lui o un altro, la mamma lascia subito la cocca annodata gridando: Mena mena! e il fortunato spiegatore ha il diritto di rincorrere i compagni e di picchiarli con quella, finchè la mamma non gridi moré moré, il qual grido io credo derivi dal latino Mora est. Raccogliendosi, salvi dai colpi, intorno alla mamma, i dispersi giocatori le vanno chiedendo con una specie di cantilena: Pane, cacio e vino dórce!
      E se la mamma grida: Nun so' ppiù fji mia!, il giuoco ricomincia".
      26. - QUATTRO CANTONI.
      I giocatori si pongono ciascuno ad uno spigolo di muro, o ad un cantone o altro. Quello cui è andata la conta si pianta nel mezzo.
      I giocatori di corsa, si cambiano l'un l'altro il posto che, chi è nel mezzo, corre ad occupare. Se egli vi riesce, il giocatore rimasto privo di asilo va nel mezzo, ed il giuoco prosegue.
      27. - ATTACCA-FERRO.
      Si fa la conta. Il sorteggiato si pianta nel mezzo de' suoi compagni, pronto ad afferrare il primo di essi che non tocchi ferro.
      Per esempio: una serratura, una spranga, una chiave, ecc.; e fa di tutto per poter riuscire nel suo intento; quindi adopra l'astuzia, l'agilità, tutto, per insidiare un compagno a spostarlo dal ferro, ed occupare il suo posto, o ad acchiapparlo. Chi tocca il ferro dice che sta ar sagro, perchè non può esser preso, come non poteva esser preso dalla forza pubblica chi si ricoverava in luogo sacro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Usi costumi e pregiudizi del popolo di Roma
di Luigi Zanazzo
Società Tipografico Editrice Nazionale Torino
1908 pagine 297

   





Mena Mora Pane Nun