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      - Paro o ddìspero?
      Alla risposta sua, p. es., di dìspero, apre la mano e conta; se il numero è paro vince lui, se dispero vince il compagno. In questo caso costui deve avere altrettanti sassetti o fagiuoli o altro quanti egli ne serra nel pugno.
      45. - A "LA MANO DE PAPÀ".
      Uno dei giuocatori chiude nel pugno, come nel giuoco precedente, una certa quantità di ceci, bruscolini o altro; poi passandoseli dietro, che nessuno li vegga, da una mano all'altra, presenta al compagno i due pugni chiusi chiedendogli
      - A la mano de Papà; indove stanno, o qui o qua?
      Se quello indovina in quale delle due mani si racchiudono i céci o i bruscolini, vince questi, o ciò che è stato convenuto prima di cominciare il giuoco.
      46. - CAVACÉCIO.
      Un ragazzo grandicello si carica sulla schiena un bambino, tenendone le braccia attorno al collo, e sorreggendogli con ciascuna mano le cosce e le gambe, va attorno e grida, p. es.:
      - Carbonaro! Chi vô er carbone?
      Un compratore finge di volerne un soldo e gli dice:
      - Me ne date un bajocco?
      - Pijatevelo da voi - gli risponde il finto venditore, e gli esibisce il di dietro del suo carico, che il compratore solletica e pizzica fingendo di prendersi il carbone acquistato.
      47. - SCALLA, SCALLA MANO.
      Tre o quattro ragazzi posano ciascuno le proprie mani alternativamente e ordinatamente l'una sull'altra sopra la gamba d'uno di loro, o sopra il tavolo, stando naturalmente seduti. Quindi chi l'ha prima, cioè più in fondo, la tira fuori, e la posa sulla mano più alta; così con movimento continuo vanno facendo i giuocatori riducendo più volte ultime e più alte le mani che erano prime e più basse.


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Usi costumi e pregiudizi del popolo di Roma
di Luigi Zanazzo
Società Tipografico Editrice Nazionale Torino
1908 pagine 297

   





Papà