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      Il Deo gratias di quest'ultimo era il più solenne e stirato che si potesse desiderare. Il tempo musicale di esso aveva il valore di due buone massime:
      Devoti de San Gregorio 'ettaumaturgo protettore de li casi disperati. Deo ghéérazia!
      .
      8. - LA CALAMISVÀ.
      Quando il mandataro della Compagnia Israelitica della Morte, per le strade del Ghetto, con in mano un bussolotto di ferro per raccogliervi le elemosine, precedeva i convogli funebri, a brevi intervalli in tono lento e patetico, andava gridando:
      - Zedacà! la mizvà!
      La prima di queste parole ebraiche - dice il chiaro prof. Morandi - significa elemosina; la seconda (mizvà), a cui è stato appiccicato il nostro articolo la, significa precetto religioso, ma per estensione, almeno tra gli ebrei di Roma, convoglio funebre. Sicchè il grido del Mandataro era un'esortazione a far l'elemosina pel morto ed insieme ad accompagnarlo. E infatti a quel grido le donne si affacciavano alle finestre e gettavano giù il loro obolo, mentre gli uomini, uscendo dalle botteghe, lo deponevano da sè nel bussolotto, e poi si accodavano al convoglio, seguendolo ordinariamente fino alle porte del Ghetto".
      9. - LE PRÈFICHE.
      Riusciti inefficaci i soccorsi della medicina, e principiandosi a curare un infermo con le divozioni, mandavansi di notte delle donne scalze recitando il rosario della Vergine.
      S'intende già che questa modificazione di prefiche vendeva l'orazione e il pianto" (Belli).
      10. - CANTI RELIGIOSI E PREGHIERE PER LE STRADE.
      S'incontravano spesso, nel Trastevere in ispecie, gruppi di uomini o di ragazzi, fermi dinnanzi a qualche Madonna, delle quali non è penuria sui canti delle vie di Roma, i quali cantavano devotamente o le letanie, o recitavano qualche preghiera, o cantavan dei versi di questo genere:


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Usi costumi e pregiudizi del popolo di Roma
di Luigi Zanazzo
Società Tipografico Editrice Nazionale Torino
1908 pagine 297

   





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