Raffaele Petrilli
La Muta all'assedio di Civitella del Tronto nell'anno 1861


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Al Municipio
di
Civitella del Tronto
al suo primo cittadino
e mio Maestro
Comm. Luigi Vinciguerra
Questi ricordi
di
storia patria contemporanea
con riverente affetto
offro


     Fin dalle ore ventuno italiane avea dato ordine il castellano si sbarrassero le porte della fortezza. Una folla di nuvolacce cenerognole copriva il firmamento, e le cime della vicina montagna di Campli biancheggiavano per recente nevicata.
     Era il 4 novembre del 1860, e faceva un freddo da intirizzire: tuttavolta dal colle di fronte alla cittadella si vedeva avanzare una candida bandiera, seguita da una turba di gente, in gran parte sciatta, scamiciata, scalza.
     Non era trascorsa un'ora, e quella turba, compresa di ferocia e di paura, si presentava alle porte di Civitella, e volea internarsi nella fortezza. Erano contadini, che avean brigato per cose politiche, prendendo parte ai moti insurrezionali, segnatamente di Nereto, che cercavano rifugio nella piazza, temendo lo appressarsi dei piemontesi.
     Il Castellano rifiutò loro l'ingresso, non consentendo le provvigioni della fortezza si ricettasse quella gente: tanto più che molti altri compromessi politici erano stati ricoverati e trattenuti nel paese di Civitella, e non sul forte.
     Quei sciagurati allora moggi abbassarono la bandiera, e si diressero al convento dei Francescani, che dista dal paese un trar di fionda, e cercarono agli abitanti del pio loco qualche cosa per amor di Dio. Li accontentò alla meglio il buon guardiano, ed alla spicciolata se ne tornarono indi ai loro più lontani paesi.