Raffaele Petrilli
La Muta all'assedio di Civitella del Tronto nell'anno 1861


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     — Li prenderemo tutti — avevano pensato essi — e quelli che riusciranno a scappare, troveranno il cordone di fuori, e rimarranno uccisi —. Se non che avvenne ben altrimenti; e di vincitori che si credevano i mal consigliati dovettero dal vigore delle proprie gambe e dall'oscurità ripetere la loro salvezza.
     I liberali, quando tutto tornò in calma, si ridussero al quartiere provvisorio, ed il sergente corse a prendere nuove della fanciulla, che aveva lasciata semiviva per le commozioni patite, nel corpo di guardia. La trovò che era calma, ma non parlava.
     — Santo Dio — gridò il capitano, dopo averla, invano, più volte sollecitata perché parlasse — è muta!
     Pur troppo la paura sofferta avea data una scossa alle fibre sensibilissime della fanciulla, ed essa era rimasta completamente afona.
     Ella quindi fu amorevolmente ricondotta in casa; il fatto si divulgò, ed i parenti, che seppero del suo amore pel piumato figlio di Marte, non vollero più che i militari venissero in casa, temendo una seduzione. Ma lei furtivamente se la svignava, e se talora le veniva fatto d'incontrarsi col sergente, gli manifestava il suo amore a furia di segni e segni.
     Quella notte poi ch'ella s'aggirò intorno agli avamposti e le sentinelle ne aveano parlato al capitano, finì per essere fermata da una di queste, la quale, secondo gli ordini ricevuti dal suo superiore, le usò tutti i riguardi, finché non sopraggiunse il sergente, il quale era di ronda, e che come la vide l'abbracciò, dicendole mille cose affettuosissime. La baciò più volte in fronte riconducendola da ultimo nella di lei casa.