Dario Peruzy
Ricordanze patriottiche


Pagina 7 di 22       

%


     Perché? Per niente altro che per questo: — tra gli attendibili occupavano la prima classe coloro che appartenevano a famiglie cospicue e perseguitate per idee politiche. Settimio aveva l'onore di essere nato da Andrea Costantini condannato più volte alla galera e alla morte per patriottismo, nome glorioso del patriottismo teramano come quelli di Delfico, Tripoti, De Cesaris, Bonolis, Cancrini, Clemente, Di Masio, Saliceti, Campana, Ginaldi, per dire solo dei primi che mi vengono alla penna. Settimio stette qualche giorno nelle carceri, già altra volta sperimentate, solo per volere della polizia arbitra suprema e irresponsabile della libertà dei cittadini che le davano ombra.
     D'altronde l'uragano si avvicinava....

***

     Ferdinando II era morto, ma il successore che non ne aveva ereditato la naturale perspicuità della mente, incapace di svincolarsi dalla educazione angusta e superstiziosa impartitagli dagli esempi del padre non poteva ormai sfuggire alla catastrofe del regno trovato in isfacelo. Inesperto, cieco per ogni visione di avvenire, servo ai consigli ed alle offerte del Piemonte si mise subito sulla via tracciatagli dal padre, la quale ormai non era che la via della perdizione.
     Uno dei primi atti di Francesco II fu l'invio negli Abruzzi di una forte spedizione di truppe comandate dal generale Pianell (9) per impedire la temuta invasione delle province del Papa da parte dei garibaldini e dell'esercito piemontese. Con le truppe borboniche venne in Abruzzo una squadra di navi comandata dal capitano di vascello Scrugli.

* * *

(9) Giuseppe Salvatore Pianell (1818-1892) Dopo essere stato ministro della guerra nel Regno delle Due Sicilie per poche settimane, con la proclamazione del Regno d'Italia entrò nell'Esercito Italiano, distinguendosi nella battaglia di Custoza del 1866, e divenendo uno dei simboli dell'unità nazionale. A volte il suo cognome è stato indicato erroneamente come Pianelli, anche per dileggio, dai suoi avversari politici, che lo accusavano di aver intenzionalmente soppresso, per vanità, l'ultima lettera del cognome.