Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     E così stando nell'Università di Napoli credé sinceramente di essere l'ultimo per ingegno o per istudi di tutti gli studenti di colà. Ma ben presto si accorse che v'erano, come egli diceva modestamente, degli altri assai più asini di lui. Quando fece i primi esami, si vide chiamato in soccorso lui giovinetto quasi ancora imberbe, da altri giovani con tanto di barba e qualche canuto anche in mezzo ai folti peli, e quando lesse i lavori che gli davano a correggere, forse fu più il terrore dell'altrui ignoranza, che la gioia del non sentirsi il più ignorante fra tutti. Ma pur troppo questa scoperta non gli bastò per concepire quella giusta stima di sé stesso, che, senz'essere superbia, è necessaria per andare avanti nella vita, e che è indispensabile, per chi, come lui, fornito d'ingegno, di coltura e di onestà, e nato in una condizione elevata, senza di quella rimane inutile per sé e per la patria, con danno infinito pur troppo più di questa, che di sé stesso. Malauguratamente le prime impressioni della primiera educazione in lui non si cancellavano, né più si cancellarono.
     Ma più che per darsi agli studi giuridici, egli forse ebbe piacere di andare nella capitale, per perfezionarsi nello studio del disegno e della pittura. Infatti appena giunto colà, si ascrisse fra gli studenti dell'Accademia. Qui però il suo animo, gentile e soave, dové soffrire vari disturbi ed amarezze. La classe degli artisti, soprattutto napoletani, non è la più educata né la più generosa; quel gracile e delicato giovinetto, timido e silenzioso non imponeva certo rispetto, e perciò tosto eccitò sarcasmi e scherni, prima celati, ma che scoppiarono tosto apertamente, quando lo udirono parlare toscano. Questa stonatura, in mezzo a tutti quei parlanti il dialetto napoletano, parve una provocazione, indi lazzi, beffe rumorose e simili altre volgarità. Le quali però non tardarono a tacere, quando meglio fu conosciuto e stimato il contegno composto e raccolto del nuovo venuto, e quando specialmente fu visto coi fatti essere uno dei migliori di tutta la scuola. Ed in questa l'amore per l'arte ed il profitto, che sempre più crescevano per lui, gli fecero presto dimenticare le cattive accoglienze ricevutevi al primo entrarvi.