Federico Adamoli
Lo Scudo d'Abruzzo. Tra storia e sport
fasti e documenti di una competizione di motociclismo
(1935-1961)


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     Viene confermato il montepremi di 10.000 lire. L'ordine di partenza viene stabilito secondo un sorteggio, non essendo ancora previste prove di qualificazione. I piloti, che partono a motore spento, per prendere confidenza con il tracciato possono, secondo il regolamento, provare il percorso il giorno precedente la gara.
     Il pubblico teramano è ansioso di assistere ad una lotta aperta tra i più forti piloti, senza ordini di scuderia, ma deve fare i conti con le defezioni che si registrano a poche ore dall'inizio della gara, cioè l'assenza dei tre moschettieri della Benelli e di Pagani, che “hanno provocato il disappunto legittimo degli organizzatori, e una sensibile delusione nel pubblico, che pregustava la gioia di assistere a uno spettacolo degno in tutto di una vera gara di Campionato Nazionale”. Nel resoconto della gara pubblicato su Il Solco (49) si ironizza anche sugli ordini di scuderia: “L'ordine di scuderia, da parte della Benelli, c'è stato e come! Riserbarsi e prepararsi per il gran premio del Belgio”.
     Nonostante le assenze la gara risulta essere comunque interessante e spettacolare, ed i vincitori fanno registrare dei tempi nettamente inferiori a quelli delle corse precedentemente disputate. Nella classe 250 sin dai primi giri si assiste ad una lotta appassionante tra Umberto Ranieri, Italo Milani e Giovanni Zagni (i primi due su Benelli, il terzo su Guzzi), tra ripetuti sorpassi e rincorse nello spazio di pochi metri: Zagni e Ranieri due volte, al 10. e al 20. giro passano appaiati davanti ai cronometristi, mandando in visibilio il pubblico. I piloti della Benelli conoscono molto bene il circuito (qui Ranieri ha vinto due volte la Coppa Pompetti) e si trovano più a loro agio nelle difficilissime curve, mentre Zagni dimostra di essere più veloce sul rettilineo d'arrivo. Dopo il 20. giro sembra prendere il sopravvento il pilota della Guzzi, ma quando Zagni è in procinto di doppiare Francisci “scarta, cade e perde oltre mezzo minuto che non riuscirà a recuperare nemmeno in parte” dato che i piloti della Benelli proseguono la loro gara di testa senza il minimo inconveniente. All'ultimo giro Milani sferra l'attacco finale, ma Ranieri gli rimane addosso sino all'ultima curva che immette nel rettilineo finale prevalendo su Milani per un paio di decimi di secondo davanti ad un pubblico entusiasta. I due “si abbracciano subito dopo l'arrivo e vengono accomunati dall'applauso del pubblico”. Ranieri fa registrare una media superiore a quella più alta fatta da lui registrare appena due mesi prima nella 3. Coppa Pompetti. Il giro migliore è invece realizzato da Zagni.

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(49) Cfr. Il Solco del 15 luglio 1939, p. 4.