Federico Adamoli
Lo Scudo d'Abruzzo. Tra storia e sport
fasti e documenti di una competizione di motociclismo
(1935-1961)


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     Auto, moto, furgoncini, motocarri, biciclette, percorrono con spigliatezza, ma anche miracolosamente, Corso S. Giorgio e appena fuori dell'abitato si lanciano a tutto gas lungo l'asfalto presi dalla psicosi della velocitā e della competizione.
     Dopo il successo delle gare motociclistiche che oggi ci apprestiamo ad assistere alla corsa automobilistica che pone fine alle manifestazioni motoristiche teramane per consentirci di tornare alle nostre piccole cose ed alla monotonia di tutti i giorni.
     L'attesa per questo Circuito č stata superata tra la febbrile ansia degli organizzatori e l'arrivo dei piloti alcuni dei quali venuti dalla Bretagna, dall'Olanda, da oltre Manica ci hanno detto che “Terāma moto belle... acua tres bone, ragazze magnific...” tra un po' di meraviglia degli astanti, immancabili, i quali, com'č risaputo, denigrano il proprio paese per partito preso.
     Naturalmente a Teramo si contano oltre ventimila persone venute dai centri e dalle provincie viciniori. Approfittando della marea buona, i camions pubblicitari sono penetrati tra la folla per affermare i loro prodotti, mentre i venditori ambulanti di bigiotterie si sono moltiplicati.
     Una cosa sola non siamo riusciti a spiegarci: tra la folla che assisteva allo Scudo d'Abruzzo, una venditrice, calma e serena, cercava di vendere palline di naftalina. Dalla normale attivitā commerciale nascono intanto piccole attrezzature logistiche che consentiranno ai nostri ragazzi di buona volontā, necessariamente abbastanza sporchi, di vendere bevande ai margini del circuito col classico secchio portatile: al giorno d'oggi, dopo le belle prove domenicali fornite al campo sportivo da alcuni locali professionisti che sono riusciti a mangiare oltre 50 lire di bruscolini, noi pensiamo che i semi avranno ancora largo credito tra i tifo si pur se il caldo della giornata indurrā il consumatore alla bevanda.