Pietro Terribili
Le Spoglie Mortali si debbono cremare o sotterrare?


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Capitolo I.
Civiltà e cremazione

     Pochi anni or sono una legge in Italia ordinava che anche nelle più piccole terre si dovevano immediatamente sopprimere e chiudere le fosse ad uso sepoltura.
     Questa legge sarebbe meglio fosse sostituita dall'altra ordinante la cremazione, giacché è cosa orribile a dire ciò che avviene delle spoglie dei morti, quando per la fatale legge naturale, si decompongono e nelle orride fosse carnarie, e in qualche altro immondo sito del cimitero. Se potesse penetrare lo sguardo in un lurido scavo di un cimitero, vedendo il lavorìo dei brulicanti vermi, si avrebbe tale spaventevole impressione, che non si cancellerebbe presto dalla memoria. Ma ciò è un nulla in confronto dell'orrore che destano immature disumazioni che dai becchini si fanno nei camposanti angusti, dove si devono diseppellire dei cadaveri messi nei così detti filoni, cadaveri ancora in carne e sanguinanti, per dar posto ad altri. Quei miseri avanzi, avvolti in luridi e puzzolenti cenci, misti a frantumi di infracidate casse, tutti in un solo ammasso, di nuovo vengono gettati alla rinfusa in larghi puzzoni, poco profondi, fungosi e per giunta, scoperti. Queste fosse in certi luoghi sono chiamate ossarii, e non è raro il caso che quelle ossa, nelle quali sono ancora soprapposti dei tendini e e dei brandelli di carne, vengono a servire di pasto ad uccelli di rapina, a cani, topi e ad altri animali. Non basta. Quelle misere ossa, vengono portate pelle campagne, ed io che scrivo, posso attestare con sommo raccapriccio, di aver visto teschi e stinchi umani, specialmente nelle vicinanze di qualche diruta chiesa o convento, avanzi scoperti dagli agricoltori nei terreni in cui lavoravano. Questi sconci non si avvererebbero, qualora i morti si incenerissero. Comprendo che l'incenerimento può offendere le opinioni religiose di qualcuno, ma però è vergognoso che continuino gl'insulti all'umanità, specialmente per noi Italiani, che presso le altre nazioni abbiamo fama di popolo eminentemente colto e banditore di civiltà a gente ignorante e barbara di oltre mare. Gli sconci di cui io parlo non solo sono stati osservati da me, ma mi sono stati riferiti anche da un giovane della buona e colta città di Teramo.