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bestiami , le erbe della campagna. — Cosa oltre modo orrenda ad occhio mortale fu la peste del i348, in cui tutti a. schiere itoti vano, e per le, deserte vie della città non altro si vedev* che :
donne afflitte e sconsolate » Piangono i morti lor mariti e figli, so £ il fauciullin con 1' angosciosa madre m Resta senza governo e senza padre ;
( Gio: *>' Anguillara )
e questa fu la grau peste di cui Giovanni Boccaccio .fa menzione nel suo Decamerone. — Mei 1349 poi questa «città venne scossa da così orribile e pauroso terremoto che abbattè quasi tutte le mura, ne rovinò iu maniera, lagrimevole gli edifizi, e ridusse a. un masso di pietra e di ceneri quasi tutti i sontuosi tempi cou tante cure e tanta profusione di ricchezze già .edificati. La morte di ottocento cittadini percosse gii altri di tanto terrore , che tutti senza dimora , dispera-tatuatile fuggendo , si trassero dolorando amaramente il loro infortunio in mezzo agli aperti campi. E fu in queli' epoca appunto in cui la costanza Quo allora indomita degli Aquilani parve cedere alcuni istanti e darsi vinta agli assalti ddla sorte avversa ; si consigliarono infitti e di* spoueausi ad abbandonare il suolo natio , che sembrava per essi asilo ferace solo di pene e di traversìe. E forse sarebbe ornai da cinque secoli spento il nome dell'Aquila, se Laile uno dei principali cittadini , uomo eloquentissimo e pò-* polare , radunato il popolo in assemblea , non avesse con coraggio e con parole accese di patria carità, ridestato V animo e rinfiammato il
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