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L'Archeologo nell'Abruzzo Ulteriore Secondo

Angelo Signorini
Tipografia Grossi Aquila, 1848, pagine 253

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   se questo .gonfalone portato ili processione per la città » col quale atto di religione, fu scritto da B. Cirillo, vennero miracolosamente a svanire le maligne influenze che correvano ». Tutta volta non cessarono i ,>erfidi influssi all' esterminio dell'Àquila; nel 1463 inferociva la peste, che con sintomi tremendi, irreparabili, giornalmente meglio che cento persone trascinava al sepolcro ; ina sdii ! neppure al sepolcro , che la quantità dei morti impediva il pietoso e salubre uffizio ; onde per le strade e nelle piazze giacevano ammucchiati come erano caduti o come v'erano gitlati , deturpando la vista, contaminando V aere , ed aggiungendo nuova esca al malore : e t he dirò del disordine e della gente attrita da lunghi patimenti ? — Negli anni 1466 e 1467 per la malignità de' tempi e cattivi raccolti , fu carestìa gnuule di grani e d'ogni sorta di vettovaglie. — Nel 1477 vi fu peste sì violenta che, nello spazio di sedici mesi che durò , tolse dal mondo olire le ventimila auime ; tal che nella città per gran tempo non si vide forma di civiltà alcuna. Ed oli ! chi di uoi a questo ritratto non sente le vene e i polsi oscillare commossi ? non sente scorrere una lagrima pe1 fratelli mietuti dal terribile flagello mandato dall'ira di Dio a desolare questa bella patria?.......Seguitava la peste a fare strage notabile , quando nel i5o4 le sopraggi unse una sì grande carestìa quauta per memorabili anni a dietro avesse sentito mai ; l'erba, le radici, le foglie erano il cibo dei più , cibo nato per acquetare 1' irata fame, auliche per prolungare la vita. Però non appena si riaveva da questa funestissima calamità , che tosto le sopraggiuuse uu' altro male,
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