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Artisti Abruzzesi
Pittori Scultori Architetti Maestri di Musica Fonditori Cesellatori Figuli dagli antichi a' moderni. NOTIZIE E DOCUMENTI
Vincenzo Bindi
Arnaldo Forni Editore, 1883, pagine 300

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a cura di Federico Adamoli

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   sola forza dell'ingegno; e tanto oltre in essi procedette, che potè in breve dipingere con somma lode a fuoco di 24 ore. Saverio Grue, ammirando nel giovinetto la tenacità dei propositi ed un ardente amore per l'arte, lo ammaestrò nella altra specie di pittura in majolica, detta a fuoco di muffola o a riverbero. Sali in breve a grande e meritata fama, e quanti traevano alla sua officina, non potevano non ammirare la somma franchezza dell'artista, che all' improvviso, alla presenza stessa dei visitatori, eseguiva quadri e soggetti di vario argomento, dando prova di sicurezza ne'contorni e di felicissimo ingegno nell'ideare, disporre ed aggruppare le figure.
   Già inoltrato negli anni, scrisse un Trattato sul modo di pre• parare i colori a smalto, perchè con lui non perissero tante fatiche ed il frutto di lunga esperienza e di studi indefessi. Mori il 15 maggio 1822, e possiam dire essersi con lui estinta in Castelli l'arte di dipingere sulla majolica.
   Condusse con somma lode opere tanto a gran fuoco, che a fuoco di muffola o riverbero.' Trattò con inarrivabile maestria fiori, animali, e principalmente le farfalle e gli uccelli. Venne da pochi eguagliato nella finezza del pennello, nella grazia del colorito, nell'arte di ombrare e dar rilievo alle foglie, ai fiori ed alle figure, nella somma bianchezza ed eguaglianza dello smalto. Fu anche valente nel rappresentare l'architettura dei templi e dei grandi edifizii: nel Museo di S. Martino si veggono di lui opere meravigliose, tra cui Un' allegoria degli accademici degli illuminati: il Ritomo a Gerusalemme di Davidde dopo il trionfo su Assalonne, ed altre.
   Le sue pitture a fuoco di muffola, pregevoli per disegno e per colore, sono rarissime, e si riconoscono dalla inizialo del suo nomo F. o dalla fuina, che egli era solito di ritrarre nelle majo-liche.
   Il Rosa nel citato libro riporta la seguente lettera, che il Marchese Dragonetti diresse da Aquila il 15 marzo 1809 al nostro Gesualdo Fuina (Doc. X.).
   « Amico mio D. Gesualdo»
   « Memore di vostra antica amicizia e conoscenza, e del vostro « valore nel nobile vostro mestiere, e delle esibizioni fattemi, ar-« disco per mezzo del mio buon amico Ciriaco Paolini di Giulia-