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Artisti Abruzzesi
Pittori Scultori Architetti Maestri di Musica Fonditori Cesellatori Figuli dagli antichi a' moderni. NOTIZIE E DOCUMENTI
Vincenzo Bindi
Arnaldo Forni Editore, 1883, pagine 300

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 140 -
   Frater ego JACOBUS tibi martir supplico Clemens,
   istud opus recipe atque mihi sis clemens.
   A. Pop. >ì< on..
   Frame Giacomo a Popiro? (Popoli?) fu dunque l'illustre sconosciuto artista, che in tali belle sculture lasciava di sè degno ed onorato ricordo; e tanto più noi lo crediamo di Popoli, in quanto sappiamo, che nello famose porte di bronzo della Badia, nelle quali venivano ricordate tutte le terre e le Castella dipendenti da San Clemente, fra i varii possessi si noverava anche il Castrum Popiri.
   Rimpetto il descritto ambone , opera dello stesso egregio artista Giacomo, sorge il candelabro pel cereo pasquale. È formato da una colonna rotonda, che poggia su maestosa base. Lo adornano magnifici capitelli, su i quali ó posta una pietra quadrata j che sostiene un'altra piccola base rotonda, intorno a cui spiccano tre braccetti, che reggono sei bellissime colonnette a spirale, raffiguranti un piccolo tempio; sopra di questo vedesi sorgere altra base di minore circonferenza, nella quale altri sei braccetti che sostengono altre sei colonnette , che circondano egualmente un esagono, e presentano nell'insieme anche la forma di tempietto. Gli esagoni, come la pietra quadrata che poggia sulla sommità , sono adorni di sorprendenti musaici, a vaghi colori artisticamente commessi : in ciascuna delle facce del candelabro si vedono altri musaici, di bellissimo effetto: il maestoso candelabro si eleva dal suolo per l'altezza di palmi ventitré. Di questa opera davvero insigne, non resta che la base, raffigurante quattro teste di leoni, il capitello a foglie delle colonne, ed i due tempietti sovrapposti l'uno all'altro (1).
   (1) A dare qui UD'idea del modo come gl'insigni monumenti dell'arte cristiana erano giudicati da' nostri archeologi, riportiamo quanto lasciò scritt < intorno ai descritti lavori Ferdinando Mozzetti, che tanto benemerito si rese per altri studi intorno all' archeologia delle nostre Provincie, in un articolo intitolalo: Inlerpro-mio, inserito nel Giornale Abruzzese.
   Egli dice il pulpito di S. Clemente intarsialo di belli goticiII arabeschi; ed U colossale candelabro di pietra, in cui veggonsi incastrati de' pentagoni di musaico dorato finissimo, che non ha potuto essere opera musaica dei bassi tempi (noiate, l'egregio uomo ignorava completamente tutta la nostra storia artistica, nè cono-